Festival GIANO – Seconda serata inaugurale: Il Fantastico e le invenzioni nel cinema di Méliès
Si sono concluse le tre giornate inaugurali di Festival “GIANO. Pensare attraverso il cinema” che si sono tenute presso il Teatro Bismantova di Castelnovo ne’ Monti nelle serate di mercoledì 18, giovedì 19 e venerdì 20 Ottobre.
Il festival è nato dall’incontro tra Armando Sternieri, presidente e amministratore delegato di Energee3 ed Emanuele Ferrari vicesindaco e assessore alla cultura di Castelnovo Monti che hanno sentito l’esigenza di trovare un punto comune dove, grazie al linguaggio cinematografico, convergessero tematiche di Filosofia e Scienza. Tematiche che che verranno sviscerate in sette appuntamenti mensili da Novembre 2023 a Maggio 2024.
Serata di Giovedì 19 Ottobre: Il Fantastico e le invenzioni nel cinema di Méliès
La seconda giornata del Festival GIANO comincia nel pomeriggio con la proiezione del lungometraggio “Hugo Cabret” (2012) del regista Martin Scorsese seguito dall’introduzione di vari ospiti: Emanuele Ferrari, vicesindaco di Castelnovo ne’ Monti, Francesca Bedogni sindaca di Cavriago e assessore provinciale e il professor Nicola Maria Dusi, docente all’Unimore di Reggio Emilia, semiotico, filosofo delle immagini, membro del comitato Scientifico del Festival.
Hugo Cabret celebra la magia della settima arte, ed è legato con un fil rouge al secondo film proiettato durante la serata, “Viaggio nella luna” (1902), film muto e in bianco e nero diretto da Georges Méliès. Nella pellicola di Scorsese il piccolo protagonista farà la conoscenza di uomo anziano che si rivelerà essere proprio Méliès, uno dei più grandi registi (realmente esistito) del cinema muto dell’inizio del ‘900, caduto in disgrazia dopo la Prima Guerra Mondiale.
Georges Méliès fu il primo grande innovatore dell’arte cinematografica, grazie all’introduzione e la sperimentazione di numerose novità tecniche e narrative. Come sottolinea poi Michael Guarnieri ricercatore di Unimore, Méliès per il suo “Le Voyage dans la lune” si è rivelato essere un artista totale, capace di passare dalla regia, alla definizione del soggetto alla prova attoriale sullo schermo. Invece di seguire il volere paterno e studiare economia a Londra Georges si appassiona di magia e cinema, due ambiti che si riflettono nella sua pellicola, considerata il primo film di fantascienza della storia.
L’ultimo film a essere proiettato in questa seconda giornata di inaugurazione, anche questo muto e in bianco e nero è “Cenere” di Febo Mari, tratto dall’omonimo libro di Grazia Deledda. Qui spicca l’interpretazione di Eleonora Duse dove la famose attrice teatrale interpreta una madre in un dramma pastorale, costretta a rinunciare al figlio. Questa è la sua unica interpretazione cinematografica, che ha trovato la benedizione della scrittrice Deledda che le disse “solo tu puoi farlo”. La pellicola si distingue per il suo spiccato simbolismo, la bellezza delle inquadrature dei paesaggi rurali.
Cenere è del 1916, e si inserisce in contesto socioculturale molto diverso da quello di Méliès. Con lo scoppio della Prima guerra mondiale cambia la percezione stessa rispetto al cinema. “È un dramma, qualcosa che ha a che fare col dolore, qualcosa di contrario rispetto al fantastico” spiega Dusi. Pur essendo Viaggio nella luna un film fantastico e l’altro un dramma, arrivando fino al realismo degli anni 50 il cinema diventa un atto pensante grazie a delle costanti del linguaggio cinematografico. Esse sono il livello iniziale, percettivo e sensoriale che accompagna lo spettatore a comprendere quella che è la struttura narrativa e infine comunicativa, cioè quello che il film vuole comunicare.
Riguardo appunto il livello sensoriale, gli spettatori di questa seconda giornata inaugurale hanno anche potuto ascoltare un accompagnamento musicale ai questi due film film muti di primo Novecento.
Tutto questo grazie alla presenza di Rossella Spinosa, docente al conservatorio di Mantova interprete e compositrice. Dopo il conservatorio a Milano, entra nell’Accademia Chigiana di Siena, e scopre cosa significa scrivere musica per il cinema, un accompagnamento che deve essere funzionale alle immagini”.
Il compositore deve rendere in modo funzionale il rapporto tra le immagini che scorrono sullo schermo, con coerenza rispetto alla propria politica compositiva” spiega Spinosa.
Per esempio, il finale di Cenere è tragico, una cappa di dolore che nega la speranza e la possibilità di riscatto e che la musica di Spinosa enfatizza con il suo suono angoscioso e spettrale.
I film di Méliès e Mari sono due viaggi, due prove della grandissima potenza dell’immagine e anche la riscoperta dello stupore e dell’entusiasmo che il nuovo mezzo espressivo creò nelle folle dell’epoca di inizio Novecento. E come ha detto Dusi citando Pasolini “i film liberano la testa” perché sono composti da tante anime che danno corpo al fantastico.
Curiosità e link utili:
Programma della rassegna di GIANO Festival
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Pagina ufficiale del Teatro di Bismantova
Pagina ufficiale della compositrice e pianista Rossella Spinosa